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mercoledì 25 maggio 2011

bersani 2

In molte altre circostanze nel recente passato l'ho criticato aspramente per alcuni suoi tratti di carattere che mi davano sui nervi, anche per il danno che apportavano a me e al pd. Sto parlando di Bersani, ottima persona, dicevo, ma del tutto privo di fascino e di capacità "trascinatoria", con la conseguenza che si restava senza leader. Lentezze e impacci comunicativi, (la scema della Daria Bignardi una sera glielo ha perfino detto in faccia:: " ma com'è che lei non sa parlare? Ed è stato anche all'Università!) un rimandare sine die certe iniziative in un primo momento strombazzate. Beh, devo dire che ieri sera a Ballarò, più altre volte negli ultimi tempi, ha tirato fuori la grinta (o le palle) con uscite al momento giusto, un lessico efficace ma anche concreto e semplice, nessun populismo, incazzature vere o finte al sentire le cazzate della destra, ecc. Adesso si può dire, penso, che riesce a farci sognare.

domenica 22 maggio 2011

sono stufa!

sono stufa. di me, di te, di lei, di lui, di tutti. di non poter parlare, di dovere parlare. di dire cose già dette da me, da te, da tutti, di dover essere intelligente, brava però non sa raccontare, di sentirsi dire: non fa per te, di trovare la parola giusta, di tacere, di capire, di accettare, di aspettare, e ancora di aspettare, di dire sempre le stesse parole che mi stanno appiccicate addosso come dita fatte di di marmellata, io sono un tipo solare, vergogna-vergogna, solidarietà, terza età, quant'altro, ciò detto, complimenti per la trasmissione, art. 11 della costituzione, la guerra non ha mai risolto niente, e allora Hitler?, mediatico, grazie Cristiana di aver proposto l'argomento, sì, ma perché a me non mi legge nessuno? e commenti sotto zero? e miscredente le leggono tutti? e si capisce che sono invidiosa: poco impegno negli enigmi, Brava con gli enigmi! anzi, una schiappa, non so far niente, e la vajassa mi rompe. e per il bene del paese, ognuno si prenda le sue responsabilità, e che la smetta di pensare ai suoi processi, 2550 udienze che uno non gli basta una vita, e basta, BASTA con Berlusconi!!! per pietà!

lunedì 18 aprile 2011

Fosse una persona normale (intendo: una qualunque, una come noi) già da tempo i parenti avrebbero intavolato la questione, mettendosi intorno ad un tavolo, poniamo una domenica pomeriggio, dopo un lauto pranzo: "Allora, vogliamo parlare dello zio? Per me si è aggravato in questi ultimi tempi sai, dice cose da matti, adesso ce l'ha con i giudici, capisci? Sì, dice il nipote" lo penso anch'io, fa peccato a vederlo...mi hanno parlato bene della clinica sui colli Berici...

ma non è uno qualunque, e dobbiamo tenercelo com'è...

lunedì 11 aprile 2011

UNA PASSIONE

UNA PASSIONE

Passione è quando ci si perde nei pensieri e nelle emozioni dell'altro

1. Dio, quanto lo amava! Le piaceva tutto di lui, la sua pelle un po' ruvida da uomo del sud, con quei lineamenti scolpiti più dal vento che dal sole, il suo volto pungente di barba lunga o malfatta, la leggera trasandatezza del suo vestire. E ogni tanto, quando era in vena di dolcezza o si sentiva innamorato, un sorriso gli illuminava gli occhi. Era nel complesso, quello che si dice un bell'uomo, e ancor di più doveva esserlo stato da giovane (adesso era sulla settantina) per via degli occhi e del sorriso. D'altronde lei ne aveva sessanta, un'età ragguardevole; però non li dimostrava: aveva il corpo di una ventenne.

2. Gliel'aveva presentato un'amica di lei; nella zona era abbastanza conosciuto, perché si interessava di parecchie cose. Sul momento le riuscì del tutto indifferente. Anzi un pochino fastidioso. Ad esempio la irritavano capelli bianchi, le sembravano finti, una specie di vezzo. D'altra parte anche lui mostrava indifferenza per lei, in particolare proprio per lei pareva, e questo era un ulteriore motivo di irritazione.Poi un giorno si trovarono soli, situazione non particolarmente piacevole: non avevano niente da dirsi. Ma lei non tollerava di buon grado il silenzio, per cui se ne uscì con un discorso “sicuro”, un argomento sul quale era sicura di sapere come lui la pensasse; non avrebbe sopportato una discussione con quell'uomo che, chissà poi perché, la metteva in soggezione. Non era un intellettuale; sembrava piuttosto un artigiano della cultura, fattosi da sé ed in continuo arricchimento, non certo grazie alla compagnia dei “salotti buoni” che sicuramente non aveva mai frequentato. .Al limite era per lui più interessante, anche se all'apparenza un tantino snobistico, chiacchierare col barbiere, o col pescivendolo, insomma con gente che non avesse la parola pronta su qualunque argomento, finendo col profferire solo desolanti banalità
3. “Quand'è che ti sei accorto di essere innamorato di me?” gli faceva spesso questa domanda, era una gioia per lei vedere i suoi occhi sorridere mentre ripensava a quei momenti e a quello che aveva provato. La risposta era più o meno sempre la stessa ma ogni volta lei risentiva lo stesso fremito che le attraversava il corpo, il desiderio d'amore. “Non so, possono essere tante le risposte” diceva lui, ben consapevole che queste eranle parole di cui ella voleva pascersi, parole che le procuravano un forte piacere fisico, come se lui con le sue mani potesse raggiungere e far vibrare l'intimità del suo corpo. Altre volte si stendeva languidamente sul letto, in atteggiamento provocatorio, svestita, le gambe lievemente divaricate ed un ginocchio ripiegato: in quei momenti qualsiasi parola dicesse, si trasformava in un richiamo per lui, che le si avvicinava e con tenerezza la accarezzava. “Da quando cominciai a trovarti carina ed interessante” rispondeva all'eterna domanda certe volte, “feci una scommessa con me stesso che sarei riuscito a sedurti, anche se brutto e vecchio; oh, sì che ci sarei riuscito”. “Ma all'inizio mi eri indifferente, anzi, un po' antipatico, soggiungeva lei, per stimolarlo a ripensare insieme a lei come doveva essere stata strana la vita senza di lui, il suo desiderio, il suo amore. Prima di lui ella doveva ogni volta inventarsi qualcosa da aspettare. Da costruire giorno dopo giorno, senza la sicurezza che ci sarebbe riuscita anche all'indomani e l'altro domani ancora. Ma da quando, per lettera, lui le confessò di sentirsi attratto da lei, si sentì imbrigliata in qualcosa che, anziché toglierle la libertà, gliene regalava una nuova: amare in modo assoluto, senza limiti, dando uno schiaffo alle convenzioni. Sul momento non esternò nulla, rimase come esterrefatta (o almeno così voleva che sembrasse, in realtà sospettava già qualcosa di simile all'attrazione) e stette un paio di giorni senza rispondergli. Voleva giocare: l'elemento ludico sarebbe stato per loro una novità. Quando gli rispose si dimostrò titubante, scherzò un po' con le parole; risero a lungo per mascherare il leggero imbarazzo. Dopo di allora si videro spesso, ma senza che gli incontri significassero, sembrava, alcunché: in realtà stavano costruendo un rapporto affettivo a cui si aggiunse ben presto l'attrazione. All,'antipatia iniziale si erano sostituite cordialità e confidenza. Un'amicizia, insomma, simile all'amore, ma non ancora amore. “ Un giorno che stavi venendo verso di me, mi scoprii a pensare; questa me la vorrei proprio fare!” “ Ma che volgarità! Non avevi qualche altra frase un po' più romantica?” “Lei “protestava” per stuzzicarlo: ” Ma quale romantico ! Vuoi che ti racconti cosa pensavo di fare con il tuo corpo?” E lei lo invitava a farlo, sì, era un gioco che le piaceva: “Per prima cosa ti accarezzerei le gambe” e lui fece seguire il gesto alle parole quasi per essere più credibile; e mentre con le mani saliva sempre più su fino all'inguine (suscitando, come da copione, proteste indignate) non era meno lascivo quando, con la sua voce un po' roca e seduttiva le sussurrava parole un po' spinte o “audaci” come le chiamavano loro. Ecco, questo tentare di sedurla, che significava che teneva a lei, che la apprezzava, questa ammirazione per il suo aspetto carino e simpatico furono gli elementi capaci di trasformare, poco alla volta l'amicizia in amore.

Infatti, nonostante l'attrazione che quasi subito li avvicinò l'uno all'altro e faceva sì che si
cercassero quando non erano insieme, lei nei primi tempi, si chiedeva se era davvero innamorata. E, se non lo era, se non lo era davvero neanche lui, che diavolo era quel qualcosa che li univa. Nella sua vita aveva avuto sempre colpi di fulmine, come se nell'amore cercasse l'irrazionalità che la mettesse al riparo dal controllo della ragione che, chi lo sa, avrebbe anche potuto insinuarle dei dubbi. Con l'amore “fulmineo” invece, lei non aveva nemmeno il tempo di porsi alcun perché, era catturata e basta. Invece qui i dubbi c'erano, e lei, con una sincerità che la sorprese, glielo disse. “Non ti preoccupare, “rispose lui “per adesso facciamo quel che dobbiamo fare, poi ci penseremo a dargli un nome”. Anche questa risposta un po' volgare le piacque, le piacque la sincerità e la tranquillità che suggeriva.
. Decisero, senza dirselo apertamente, ma comunicandoselo in qualche modo, di rimandare il sesso fino quando uno dei due, o entrambi, non ne sentisse un forte desiderio. Sarebbe stato un peccato sprecare malamente quel momento. “Sto bene anche così” diceva lui sorridendo per tranquillizzarla e subito sentiva il bisogno di toccarla frettolosamente nelle sue parti intime, giusto un “assaggio”,come se volesse smentire quello che le aveva appena fatto capire, per comunicarle che sì, lui poteva aspettare per farle piacere, ma che anche pronto all'esperienza..
Nel frattempo, ognuno ripensava alla stranezza della situazione. Dei due la più sorpresa era lei: freddina, inibita, scarsamente attratta dal sesso, era un po' turbata da questa storia in cui evidentemente, ci sarebbe entrato anche il sesso, nonostante non ne avessero, come già detto, mai parlato esplicitamente. Ma come avrebbe potuto immaginare di desiderare con tale forza un uomo di settant'anni? Non era stata sempre dell'idea che, superata una certa età, era una vera indecenza pensare al sesso? Di che età si parlava nelle chiacchiere delle amiche di sua madre? Per le donne il conto era facile: con la menopausa, cioè sui cinquanta, ponevano fine all'attività sessuale. Non che fosse proibita: semplicemente non ne avevano più voglia. Era la natura che lo stabiliva. La natura aveva una risposta per tutto. 50 anni? STOP! Il problema era casomai quello degli uomini che non se ne stancavano mai: giusto verso i sessanta-settanta avevano qualche cedimento. Ma per esempio il suo ex marito a 64 anni era ancora vispo e saltellante. Certo, se fosse venuta a sapere di essere considerata una specie di depravata perché attratta da un uomo di quell'età...Ma non avrebbe potuto rinunciarci. le piaceva, le piaceva troppo, adorava il suo modo di toccarla nei punti “nevralgici” negli “anfratti più nascosti” e lei lo lasciava fare, appagata ogni momento di più. Non importava nient'altro, voleva stare sempre con lui, con le sue mani, i suoi baci, la sua bocca che le mordicchiava i seni e i capezzoli, il suo corpo che la stringeva forte a sé.

Un giorno, (la storia durava da un paio di settimane) decisero di fare un giro in auto. Il tempo era brutto, ma non c'entrava con loro, Dopo un percorso di mezz'ora, lui prese l'iniziativa, diciamo. Lei aveva le braccia conserte e sembrava persa nei suoi pensieri. In realtà stava pensando che quel giro in macchina doveva significare qualcosa. “Tutto bene?” chiese lui. “Benissimo. Speriamo che non venga a piovere” .“E anche se fosse? Non siamo riparati? Noi due soli?” “Ah, sì, si sta molto bene qui.” Adesso era sicura: aveva percepito qualcosa di nuovo nella sua voce, di insinuante, di intimo. Aveva solo paura di essersi sbagliata e che tutto finisse là. Per farglielo capire si rigirò sul fianco voltandosi verso di lui, che stava guidando. Il movimento le fece scoprire le ginocchia, e lui, tranquillamente, le infilò una mano tra le cosce e le scostò lo slip. Lei a questo gesto si sentì quasi mancare, ma si riprese subito aprendo di più lo spiraglio tra le gambe per “lasciarlo entrare”. Non aveva più il timore di essere sfrontata, sentiva che era giunto il momento per qualcosa di più, o per meglio dire di totale, mentre lui continuava ad accarezzarle l'inguine Per non lasciarlo fare tutto lui, con le mani armeggiò nella apertura dei pantaloni e senza provare il minimo imbarazzo per il suo gesto disinibito, ma anzi tutta tesa a procurargli il massimo del piacere, prese ad accarezzargli i genitali. Stava facendo tutto quello che desiderava, si sentiva libera e felice.

Si misero a cercare un albergo o una camera a ore:con l'eccitazione che dà il fare qualcosa di proibito; ne avevano bisogno perché volevano fare l'amore. Le piaceva questa frase, avrebbe voluto ripeterla e ripeterla. Il loro desiderio era imperioso, nulla poteva soffocarlo.Trovarono una catapecchia che li ospitò per poche ore e per pochi soldi., ma era come il discorso della pioggia: che gliene importava? A loro importava soltanto tenersi, guardarsi, toccarsi, scoprirsi e offrire il proprio corpo all'altro, appartenersi: Si baciarono con passione.



Erano le 7 passate ed era già buio. Si erano assopiti dopo l'amore, e lui dormiva ancora, coperto appena dal lenzuolo. Guardando il suo corpo asciutto lei ne notò le rughe diffuse. Guardò le lunghe mani che l'avevano “massaggiata” in varie parti ed in vari modi, il ventre teso. Si vedeva che era un settantenne, ma la cosa non la disturbava affatto, non era quello che contava. In lui c'era una forza insospettabile. Si mise a ripensare ai momenti dell'amplesso, quando lui, con una delicatezza acquisita con l'istinto e con l'esperienza, seppe dosare alla perfezione la forza necessaria per penetrarla e farla godere e il timore di essere violento, di farle del male. Ma non le faceva del male, tutt'altro. Era questo ciò che lei percepiva nel suo amore diciamo così senile: il suo uomo che giaceva sul letto appagato dopo aver lottato per averla, quell'uomo che a 70 anni aveva ancora ancora un desiderio prepotente (ed il coraggio di manifestarlo), a cui poco prima aveva sentito di appartenere, era per lei quanto di più prezioso potesse esserci. Si sarebbero amati senza dare importanza alla differenza di età, senza sopraffazione. Senza egoismogoismo, senza disprezzo per l'altro, senza menzogne. Ma regalando all'altro la propria tenerezza e la propria fantasia.

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La vita, prima di salutarti definitivamente, ti concede un'ultima scelta: o la tieni con te per un altro po', oppure te ne sbarazzi subito per paura di soffrire. Ma se te la tieni riceverai un regalo indimenticabile: una storia d'amore con una persona scelta da te. Dovrai viverla con saggezza, vale a dire in modo pazzo e disordinato, che è l'unico modo per vivere le storie. Se ci riuscirai ne vincerai un'altra e poi un'altra ancora.

Finché vorrai

mercoledì 30 marzo 2011

PACE!

Tempo fa in una intervista Gino Paoli diceva (più o meno): "Io non sono contro la violenza; capisco che è inevitabile tra gli esseri viventi, quindi in qualche modo essa è naturale. Ciò che invece mi ripugna è la sopraffazione, il dominare l'altro approfittando della sua debolezza" Alla luce di questo pensiero, che cosa hanno da dire i cosiddetti pacifisti ad oltranza? Non è forse una gigantesca sopraffazione la strage di ribelli ad opera del ben più forte esercito che sta avvenendo in Libia? A me pare di sì, mi pare anzi la precisa rappresentazione del pensiero di G. Paoli. Si parva licet, altrimenti riferiamoci al discorso di Obama (che continua a piacermi nonostante le mille sfighe che si è portato appresso). Che dice Obama (e a questo punto non mi interessa per nulla sapere se è in buona o in mala fede, io non sono la sua coscienza, se la vedrà lui) che dice dunque? che non si può assistere in silenzio ad una strage. Proviamo ad immaginare di assistere per la strada ad un pestaggio, poniamo due energumeni contro un rgazzetto mingherlino. Che devo fare? Dire: in nome del mio pacifismo: che si arrangi! Il mio spirito pacifista mi impone di starmene in pace e di girare la testa dall'altra parte?. Così succede? Ma come minimo chiamo la polizia, quindi: sì che mi intrometto, e se ho un bastone in mano lo uso per picchiare i due soprafattori. Dice: ma è tutta ipocrisia, quel che gli interessa è il petrolio, il gas, cioè orrende motivazioni economiche. Che si risponde? Ma (a parte che le "orrende motivazioni economiche" sono il nosto pane e non potremmo più farne senza) per fortuna che c'è il petrolio, il gas, Gheddafi con le sue enormi ricchezze: così sarà più facile trovare chi si muove per metterlo in riga. Se è vero che l'interventismo è spesso ipocrisia, è altrettanto vero, a mio avviso, che il pacifismo è in moltissimi casi un alibi, infarcito di dogmatismo ipocritico. Per questo non mi piace.
















mercoledì 23 marzo 2011

compassione

"Mi dispiace per Gheddafi" ha detto l'altro ieri il nostro premier. Che cos'è, una sfida a tutto il resto (o quasi) del mondo che lo vorrebbe impiccato per tutti i guai che ha fatto e continua a fare? o un sentimento di pietas che è doveroso (o almeno accettabile) sentire anche per i cattivi ?o una tracotanza senza limiti? In ogni caso dovrebbe, il premier, farci sapere una cosa, subito, doverosamente: sapeva (lui, il premier) delle nefandezze compiute dal suo amico nei confronti del proprio popolo, la sorte che toccava ai profughi della Libia ben prima della guerra attuale, quando, respinti da Maroni e fatti tornare in patria, venivano abbandonati nel deserto? Ci deve essere un limite alla pietas umana, o meglio alle esternazioni vergognose nei confronti delle vittime: che aalmeno uno (Annunziata compresa) se li tenga per sè o le riservi al confessionale.

giovedì 17 marzo 2011

unità

C'è un momento in cui ci si sente ingabbiati nell'omologazione, nel conformismo, quello che banalizza e riduce a vuota retorica sentimenti e passioni.
Oggi in Italia la Lega & co. (bisogna pur distinguere tra due pensieri vuoti) hanno disposto le cose affinché sparisse del tutto l'amor patrio (spesso dileggiato) sostituito dal mugugno e da slogan davvero interessanti: "Oggi io lavoro - disse l'ottimo Castelli - l'Italia ha bisogno di lavorare non di festeggiare".

Poi c'è chi la butta nello storico: il Risorgimento fu borghese, no, fu popolare, e Garibaldi sì e Garibaldi no: quando mai questa gente si è trovata a disquisire su questi aspetti se non adesso in modo pretestuoso? L'Italia è qui, adesso fa un po' schifo, ma confidiamo che ce la farà.

Ma con quest'aria che tira (si litiga sul nucleare come se fosse una chiacchiera da bar e non per quello che è e che minaccia di polverizzarci tutti). con quest'aria dicevo, chi ha voglia di festeggiare l'unità? Il sentirci parte di una sola nazione? Paradossalmente, anche noi unionisti della prima ora (almeno credo, non ho letto nessun post contrario) siamo un po' infastiditi all'idea di stare con "quelli là", non abbiamo nemmeno voglia di discuterne, come un bambino che, avendo lirtigato con la mamma riguardo agli invitati al compleanno, si rifiuta di toccare la torta.

L'Italia ha auto ottimi Presidenti della Repubblica: basti pensare a Ciampi, Scalfaro, il nostro Napolitano, magari con le loro caratteropatie, ma sempre fedeli alla Repubblica e alla Costituzione, e sempre migliori della classe dirigente che li aveva espressi. Ma quello che mi è rimasto nel cuore è Pertini. Per lui, dentro di me, non esisteva fastidio per la sua retorica, brusca e sbrigativa, senza un ricamo; ero anzi felice del pressoché unanime consenso, come se fosse esso stesso un asse portante dei sentimenti di tutta la nazione, di un'opinione pubblica bipartisan. Mi piaceva quel "vecchietto" di oltre 90 anni, inerme ma solido come una roccia, che si sistemò, in piedi per tutto il tempo, accanto al maledetto tunnel di Vermicino, trent'anni fa. Non c'erano parole, non c'era retorica. Adesso Vespa ci farebbe un plastico.

Cerchiamo quindi di sentirci tutti uniti oggi, se non fisicamente almeno nello spirito.