Dalla bella, lucida mente di Eugenio Scalfari, spesso escono articoli come questo: pacato, razionale, comprensibile anche da chi non vuole comprendere (da la Repubblica di oggi). Si llegge, verso la fine dell'editoriale:
(. ..) "Il reato, qualsiasi reato, riguarda l'intimità e la privatezza delle persone. Una persona ne uccide un'altra, oppure la rapina, oppure la deruba, oppure la truffa, oppure la stupra. Come avvengono questi atti? Nel buio, in una casa, in una strada deserta, nell'intimità dei rapporti. Quando il magistrato inquirente ha notizia di un reato e apre un'indagine su quell'ipotesi, deve agire inevitabilmente sulla privatezza delle persone, delle famiglie, dei luoghi sospetti. Le indagini giudiziarie riguardano quei luoghi e quelle persone, ovunque abbiano operato.
È bene tenere a mente questo punto che il premier disconosce e i suoi turibolanti altrettanto. Se poi la persona sospettata riveste anche ruoli pubblici, ci sono ovviamente ricadute, ma l'istruttoria e il processo si svolgono nel contesto privato dove gli atti delittuosi sono stati commessi. Chi ritiene eversivi questi modi di procedere, ritiene in realtà eversiva la giustizia e il potere giudiziario nel suo complesso. Il che è gravissimo e, questo sì, eversivo"
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Quanta chiarezza espositiva e amore per la verità! Quanti tra i numerosi e stomachevoli pennivendoli oggi in azione saprebbero reggerne il confronto?
sono pensieri da talebani... addio libertà,anche tu sei diventata un reato!
RispondiEliminaSono riflessioni che attingono al sistema penale e processuale italiano e al semplice buon senso, che notoriamente i talebani non hanno, anzi, sono dei feroci assassini e iconoclasti con una violenza inaudita fino a imbottirsi (ma non i capi!) di esplosivo e uccidersi facendosi esplodere e uccidendo persone del tutto innocenti.
RispondiEliminaScalfari poi è un intellettuale di levatura superiore, la cui comprensione risulta impossibile alle teste di pietra.