Conosco bene questo film che avrò visto una ventina di volte (Sentieri selvaggi - the searcher - titolo molto appropriato perché è il loro punto d'onore cercare (search)i responsabili dello sterminio della loros famiglia, per farne dio sa che cosa, visto che con ogni probabilità hanno anche rapito la nipotina. Forse anche violentata o uccisa, o, quel che è il pensiero più intollerabile, trasformata in una squaw .
Siamo nel pieno delle guerre con gli indiani e io trovo che Ford abbia fatto il suo film oggettivamente più razzista (pur se a parer mio stupendo, forse il suo migliore). Però, una volta scoperti gli elementi razzisti non possiamo non tener conto del fatto che è John Wayne il razzizta puro, quelli che gli stanno attorno lo sono assai meno. Odia il nipote Martin perché è un mezzo-sangue, considera "deturpata" la nipotina Debbie forse andata in "sposa" al Capo Scout e quindi deve ucciderla. Ancora: irride crudelmente alle credenze indiane secondo cui chi muore senza occhi vagherà eternamente per l'inferno - e quindi appunto, quando trova un indiano morto, gli schiaccia gli occhi, ecc.. E' però come se Ford ci chiedesse conmprensione per il personaggio Ethan-Wayne che deve averne passate tante (in questo film gli Indiani sono del tipo 'cattivo'.)
Il soggetto, e soprattutto la sceneggiatura è di grande respiro, capace di alternare in felice equilbrio dramma, quotidianità e perfino commedia.
E' indubbiamente un film di grande bellezza formale, con scene indimenticabili (il silenzio e i colori del tramonto quando, dopo pochi attimi la famiglia di Wayne verrà sterminata; lo sguardo tenero e sorpreso che la bambina rivolge a Scout che si appresta a rapirla; la scena finale con Ethan che solleva la bambina da terra e, tenendola tra le braccia, la porta a casa. E' un momento di grande commozione, nostra e del protagonista che si "umanizza" tenendo tra le braccia la bambina - ormai una giovane donna, forse "contaminata", ma non ha più importanza.
Sullo sfondo l' onnipresente Monument Valley per la quale Ford ha una vera passione. Ma proprio "passione" è la parola - chiave di questo e di altri film fordiani: passione e malinconia per un mondo che non c'è più. E con lui se n'è andato anche il film "western" classico che non ritroveremo mai più negli anni successivi
OTTIMA RECENSIONE, DESCRIVE MEGLIO LE EMOZIONI DI QUANTO ABBIA SAPUTO FARE IO. LA SCENA FINALE EFFETTIVAMENTE E' MOLTO COMMOVENTE, CON 'UN COLPO DI TEATRO', PERCHE' NULLA LASCIAVA PRESAGIRE QUESTO LATO UMANO DEL PERSONAGGIO, COSTANTEMENTE SOFFOCATO, TENUTO NASCOSTO, OSEREI DIRE VIOLENTATO PERCHE' NON TRASPARISSE. CIO' FA DI WAYNE UN 'EROE AMERICANO', QUELLO CHE DA GIOVANISSIMO AMMIRAVO SVISCERATAMENTE ANCHE SE UN PO' SUPERFICIALMENTE, AMMIRAZIONE CHE RIMANE INTATTA ANCHE ADESSO CHE DI ANNI NE HO 73! CIAO.
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